AUTUNNO, l’astuzia della Natura

Beccofrusone

Quando le foglie si tingono di molti colori, è tempo di raccolto. È adesso che maturano i semi e i frutti della maggior parte delle piante, poiché hanno potuto accumulare il più a lungo possibile sostanze di riserva sotto forma di olio, zucchero o amido. Questa opportunità è particolarmente importante per le piante annuali, che possono sopravvivere all’inverno solo in forma di semi. Tutte le altre specie accumulano le riserve nei germogli o nelle radici.

Potete riconoscere questi sforzi anche nelle vostre aiuole di ortaggi: carote, patate e pastinache immagazzinano amido e zuccheri nelle loro “cantine”, con l’obiettivo di una partenza strepitosa in primavera, con la possibilità di nutrirsi per settimane delle provviste accumulate. Si tratta di un netto vantaggio rispetto alle piante che devono germogliare dai semi e i cui germogli sono tenuti a produrre autonomamente e con rapidità la propria energia di crescita.

Anche l’erba deposita sostanze nutritive nei rigonfiamenti delle radici, e questo è uno dei motivi per cui le arvicole superano alla grande l’inverno: sono infatti ghiotte dei filamenti nutritivi che si estendono negli strati superiori del suolo.

Quando fiorisce il colchico d’autunno, vuoi dire che ci troviamo nella fase inziale di questa stagione. In condizioni di cielo sereno possono verificarsi le prime gelate, per cui le delicate piante in vaso andrebbero collocate in un angolo riparato della casa o in una serra.

Il cosiddetto pieno autunno è il vero e proprio periodo del raccolto, ad esempio per quanto riguarda mele e patate. Successivamente è possibile svuotare le aiuole in cui coltivate le verdure. Solo le specie più resistenti al gelo, come il cavolo, la bietola, il rafano nero invernale o le pastinache possono rimanere all’esterno.

Arbusti e latifoglie riavvolgono le tende da sole, perché durante la stagione fredda vanno in letargo e non sono in condizione di praticare la fotosintesi.

Per offrire il minor appiglio possibile agli attacchi delle tempeste autunnali, queste specie arboree si sbarazzano del fogliame in eccesso, come un’imbarcazione che ammaina le vele al sopraggiungere di una tempesta. Quest’ultima fase, chiamata fine dell’autunno, annuncia l’arrivo dell’inverno.

Quando le temperature scendono, tutta una serie di uccelli si mette in viaggio verso sud: i volatili non fuggono solo dal gelo, ma anche dalla carenza di cibo connessa alla neve. Tranne alcune eccezioni, tutti gli appartenenti alle specie migratorie volano in Paesi più caldi, mentre molti esponenti dei cosiddetti “migratori parziali” si fermano qui. Per le specie che rimangono nelle nostre zone tutto l’anno si usa l’espressione uccelli stanziali.

Sulla migrazione degli uccelli ci si è arrovellati a lungo e la si è attribuita a un comportamento istintivo, geneticamente programmato. Gru & Co. tuttavia non sono proprio così predeterminate, ma sono perfettamente in grado di decidere se e quando intraprendere il gran viaggio. E noi possiamo utilizzare questa loro libertà di scelta per prevedere le condizioni meteorologiche.

Le gru e le oche selvatiche, ma anche molte altre specie, non si mettono in viaggio a titolo precauzionale, non si attengono caparbiamente al calendario. Solo l’irrequietezza, e quindi la voglia di viaggiare, ha origine genetica, ma è piuttosto il cambiamento delle condizioni climatiche a farle partire. Quando subentra un freddo sgradevole e magari nevica pure intensamente, il motto è: «Via verso il Sud!». Se invece il clima rimane tiepido e piovoso, gli animali trovano ancora cibo a sufficienza nei campi e nei prati del Nord e quindi posticipano la partenza. Questo ritardo in caso di caldo ha anche un altro motivo molto pratico: le temperature miti predominano solo quando soffia il vento del Sud, che porta il calore dall’Europa meridionale a quella settentrionale, ma per gli uccelli questo significa volare controvento, una fatica estenuante. Le improvvise ondate di freddo invece sono spesso accompagnate da venti pungenti provenienti da Nord, che trasportano gli uccelli verso sud senza un grande dispendio di energie.

Grandi stormi di gru o di altri uccelli migratori segnalano quindi sempre l’arrivo di improvvise ondate di freddo a nord, e di solito annunciano che l’inverno è alle porte.

In primavera avviene l’esatto contrario: le alte temperature a sud inducono gli ospiti a partire, e con il vento caldo del Sud il volo verso i territori di cova situati a nord si svolge senza difficoltà.

Per cause naturali le previsioni meteo tramite gru non sono del tutto affidabili, dato che a volte lo stormo di viaggiatori viene sorpreso da un improvviso cambiamento del tempo e costretto a una sosta non programmata.

Particolarmente affascinante è l’atterraggio di esemplari rari nel vostro giardino, come il fanello nordico. Questo uccello marrone, grande come una cinciallegra e originario della taiga, di solito in inverno non si spinge più a sud delle coste del Mare del Nord o del Mar Baltico. Le intense nevicate tuttavia lo invogliano a inoltrarsi ulteriormente nell’entroterra: se quindi abitate più a sud, anche a voi può allora capitare di vederlo in giardino. Nello stesso tempo, la presenza di questo uccello vi indica che l’inverno tenderà a inasprirsi. Simili deduzioni possono essere tratte dalla comparsa dello zigolo petto di cannella, del beccofrusone o della nocciolaia.

Nel Medioevo, di tanto in tanto si vedeva in Europa la ghiandaia siberiana, una specie originaria della taiga settentrionale. A quei tempi si sapeva con precisione che questo uccello grigio-bruno era foriero di un inverno molto rigido, e dato che simili inverni aumentavano la miseria della popolazione, a questo messaggero del Nord venne attribuito un nome scientifico molto eloquente: Perisoreus infaustus.

Poiché l’inizio e la meta della migrazione degli uccelli non sono programmati geneticamente, non dobbiamo stupirci delle modifiche prodotte dagli incipienti cambiamenti climatici. Ecco allora che in certe annate le ultime gru partono verso sud solo poche settimane prima che le prime si rimettano in viaggio in direzione nord. Alcune specie, come il codirosso spazzacamino e il tordo, in molti casi hanno smesso del tutto di migrare e adesso trascorrono anche l’inverno dalle nostre parti.

Come in primavera, è difficile prevedere a lungo termine le prime gelate. Se osservate con attenzione che tempo fa […], per le vostre piante delicate non ci saranno brutte sorprese, perlomeno non da un giorno all’altro. Qui purtroppo non esiste una regola generale, per cui un anno le temperature possono andare sotto il punto di congelamento già in settembre, mentre in altre annate questo può verificarsi solo in novembre. I cambiamenti climatici produrranno un ritardo delle prime gelate, eppure anche in futuro potrà sempre capitare che il freddo arrivi all’improvviso e con largo anticipo.

 

PETER WOHLLEBEN

Da “L’orologio della Natura” – Macro

Foto: Rete

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