A prima vista si potrebbe sospettare che si tratti di un dialogo fra sordi, visto che le cosiddette “due culture” appaiono contrapposte nei metodi e nelle finalità.
Secondo un diffuso pregiudizio, infatti, l’umanesimo si interessa dell’esperienza privata, particolare, soggettiva, qualitativa e molteplice, e il suo linguaggio è ambiguo, emotivo, fatto di immagini e racconti. Le scienze, e soprattutto la matematica, si interessano invece dell’esperienza pubblica, universale, oggettiva, quantitativa e unitaria, e il loro linguaggio è preciso, razionale, fatto di idee e concetti.
[Bisogna] sfatare questo pregiudizio, che viene subito messo in crisi dalla constatazione che l’arte e la scienza, e in particolare la pittura e la matematica, non sono affatto visioni contrapposte del mondo. Al contrario, costituiscono visioni complementari, che usano punti di osservazione, linguaggi e metodi differenti per guardare e descrivere una stessa realtà, interiore ed esteriore.
Ed è proprio la matematica a dare la prova più esplicita della compatibilità fra arte e scienza, e a fornire a entrambe un linguaggio comune per esprimerne gli aspetti essenziali. Per esempio, il filosofo Platone professava nel Filebo un credo che proclamava la matematica come il linguaggio dell’arte: “La bellezza della forma non è, come la gente normalmente crede, quella degli esseri viventi e dei dipinti che li raffigurano, bensì quella rettilinea e circolare delle figure, piane e solide, che si ottengono mediante compasso, riga e squadra. Perché queste cose sono belle non, come le precedenti, in maniera relativa, ma in sé stesse e per la loro stessa natura”.
Dal canto suo, lo scienziato Galileo confermava nel Saggiatore (1623) la visione platonica, applicandola però alla scienza:” La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, e altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.”
Viste queste premesse, sarebbe difficile trovare un artista più adatto a testimoniarne la validità di Vasilij Kandiskij, […] I suoi quadri, i suoi pensieri e le sue frequentazioni testimoniano infatti una completa adesione dell’artista russo-tedesco al credo congiunto di Platone e Galileo.
[…] Le tele del Kandinskij maturo non contengono raffigurazioni degli oggetti che compongono il mondo fisico e concreto, ma visioni di enti che appartengono a un mondo geometrico e astratto. Le sue opere sono la testimonianza di un’adesione completa e totale alla cosiddetta arte astratta, che nel Novecento ha coinvolto non soltanto la pittura, ma tutte le arti, e in particolare la musica e l’architettura.
Non è un caso che Kandinskij sia stato amico del compositore Arnold Schönberg, e che i due si siano scambiati profonde riflessioni sulle rispettive arti, raccolte nella collezione di lettere Musica e pittura (Abscondita, 2018). Il pittore e il musicista hanno infatti esplorato uno stesso mondo astratto con i rispettivi linguaggi, usando entrambi gli stessi strumenti della matematica.
In particolare, i quadri astratti di Kandinskij rappresentano i triangoli, i cerchi e le altre figure geometriche di cui parlavano Platone e Galileo. E le composizioni dodecafoniche di Schönberg sfruttano in maniera sistematica le simmetrie geometriche tipiche anche della musica barocca di Bach.
Sia Kandinskij che Schönberg hanno meditato a lungo sulla teoria matematica che si nascondeva dietro le loro opere pittoriche e musicali, ed entrambi hanno cercato di esplicitarla in opere teoriche che sono diventate dei classici di filosofia dell’arte e della scienza.
Quanto all’architettura, anch’essa seguì agli inizi del Novecento il percorso di astrazione intrapreso dalla pittura e dalla musica. Un altro degli amici di Kandinskij fu l’architetto Walter Gropius, fondatore del famoso Bauhaus, o Casa delle Costruzioni, che professava una versione architettonica del credo di Platone e Galileo.
Kandinskij fu uno dei membri più attivi e visibili di questa scuola tedesca, come lo era già stato in Russia del Vkhutemas, o Istituto Tecnico Artistico Superiore, insieme a Kazimir Malevich[…]. A testimonianza della pervasività del connubio fra arte e matematica[…].
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Questo testo è stato adattato dall’introduzione al primo volume della collana Riflessi. L’arte secondo la scienza, diretta da Piergiorgio Odifreddi, che da settembre uscirà a cadenza mensile con “Le Scienze”. Ciascun volume può essere acquistato a 12,90 euro oltre al prezzo della rivista.
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Suggerito dal prof. Vincenzo Bloise.