Il ciclo delle reincarnazioni

Samsara o Ruota della vita

L’idea della reincarnazione, cioè della continuazione dell’esistenza personale in vite successive, era in qualche modo presente in Cina già prima dell’arrivo del buddhismo: anche perii taoismo qualcosa passava da una vita all’altra in una continuità senza inizio e senza fine, come è detto nell’opera Nanhua zhenjing del filosofo taoista Zhuangzi (ovvero Zhuang Zhou, vissuto tra il 369 e il 286 a.C.).

Ma il buddhismo aggiunse a questa «generica» sopravvivenza la specificazione della vera e propria reincarnazione dell’esistenza personale in vite successive, che potevano essere più o meno buone ed elevate a seconda dei comportamenti tenuti nella vita precedente: la reincarnazione in una forma di vita di esseri (anche animali e vegetali) superiori o inferiori è una ricompensa degli atti compiuti nel corso della vita in base al karman (o karma) , ossia al saldo finale attivo o negativo che l’individuo porta in carico alla conclusione di ciascuna propria vita.

L’obiettivo finale dell’individuo è di sottrarsi, di «liberarsi» da questa immensa e instancabile corrente perpetua e circolare che è il ciclo delle reincarnazioni (samsàra) per raggiungere il nirvana.

L’attrazione esercitata dal buddhismo al momento del suo approdo in Cina dovette sicuramente molto alla sua capacità di fornire una spiegazione alla sofferenza e alla disperazione del momento (fine del periodo Han, III secolo a.C.). L’idea che le condizioni della vita presente di ognuno fossero da imputare alla condotta assunta nelle vite precedenti, offriva una spiegazione chiara e coerente alla ineluttabilità della sofferenza individuale.

 

In “Storia delle Religioni” – La Biblioteca di Repubblica

Foto: Rete

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