Stella

 

  1. Della stella si considera soprattutto la sua qualità di dare luce, di essere fonte di luce. Le stelle raffigurate sulla volta di un tempio o di una chiesa ne indicano il significato celeste. Il loro carattere celeste ne fa anche dei simboli dello spirito e in particolare del conflitto tra le forze spirituali, o della luce, e le forze materiali, o delle tenebre. Esse trapassano l’oscurità, sono come dei fari proiettati sulla notte dell’inconscio.
  2. La stella fiammeggiante della massoneria è chiaramente derivata dal pentagramma pitagorico (talvolta chiamato sigillo di Salomone, anche se questa designazione è più spesso riservata in pratica all’esagono stellato o scudo di Davide. La stella fiammeggiante a cinque punte è il simbolo della manifestazione centrale della Luce, del centro mistico, del fuoco di un universo in espansione. Tracciata fra la squadra e il compasso, cioè fra la Terra e il Cielo, essa rappresenta l’uomo rigenerato che irraggia come la luce nel mezzo delle tenebre del mondo profano. Nel grado di fratello della massoneria la stella fiammeggiante ha al centro la lettera G. È l’equivalente dello iod, il Principio divino nel cuore dell’iniziato
  3. Se la stella a cinque punte è inoltre un simbolo del microcosmo umano, la stella a sei punte con i due triangoli rovesciati e intrecciati è il simbolo dell’unione dello spirito e della materia, dei principi attivo e passivo, il ritmo del dinamismo, la legge dell’evoluzione e dell’involuzione. La stella a sette punte partecipa del simbolismo del numero sette*; unendo il quadrato e il triangolo essa raffigura la lira cosmica, la musica delle sfere, l’armonia del mondo, l’arcobaleno dai sette colori, le sette zone planetarie, ecc.
  4. Per l’Antico Testamento e il giudaismo, le stelle obbediscono alla volontà di Dio e talvolta l’annunziano (Isaia, 40,26; Ps. 19,2). Esse non sono quindi creature del tutto inanimate: un angelo veglia su ciascuna di esse (I Enoch, 72,3). Di qui a vedere nella stella il simbolo dell’angelo non vi è che un passo presto superato: L’Apocalisse parla di stelle cadute dal cielo (6,13) come si parlerebbe di angeli decaduti. […]
  5. Stella è il nome di una divinità gallica la cui esistenza è ben documentata dall’epigrafia di epoca romana, Sirona. Un’altra divinità gallica ha il nome di Arianrhod, ruota d’argento, che serve a designare secondo Joseph Loth unacostellazione, la corona Borealis.
  6. Secondo gli Yakuti, le stelle sono le «finestre del mondo». Esse sono delle aperture create per l’aerazione delle diverse sfere del cielo (generalmente in numero di 9, ma talvolta anche di 7,12,15). Uno Harva nota che questa idea mitico-religiosa domina tutto l’emisfero settentrionale. È un’espressione, di nuovo, del simbolismo molto diffuso dell’accesso al Cielo attraverso una porta stretta: l’interstizio tra i due livelli cosmici non si allarga che per un istante, nella piccola dimensione di una stella, e l’eroe (o l’iniziato, lo sciamano, ecc.) deve approfittare di questo istante per penetrare nell’aldilà.
  7. Le stelle sono chiamate mimicoatl, serpenti-nubi, nei miti aztechi perché Mixcoatl, Dio della Stella Polare, si è moltiplicato in esse; esistevano anche anteriormente e servivano di nutrimento al Sole. Nella scultura maya esse sono spesso rappresentate come occhi dai quali sgorgano raggi di luce. Nel Guatemala, ancora ai nostri giorni, esse rappresentano, nella credenza popolare, le anime dei morti. Da esse emanano degli insetti che scendono a visitare la terra. Secondo padre Cobo la stessa credenza è presente in Perù: le stelle sono le anime dei giusti. L’Inca Garcilaso riferisce invece che esse erano considerate dame della corte della luna e il suo seguito. Il padre Cobo (Historia del Nuevo Mundo) ci dà la spiegazione più interessante del simbolismo cosmico delle stelle presso gli Incas. Non soltanto gli uomini, ma anche tutti gli animali e gli uccelli erano rappresentati nel cielo, egli dice, da stelle o costellazioni che, secondo la credenza degli indiani erano la loro causa seconda, là poste dal Creatore per garantire la conservazione e l’aumento delle specie. Il padre Acosta (Historia naturai y maral de lac Indias) ha la stessa opinione: «di tutti gli animali e uccelli che vi sono sulla terra, essi credevano che nel cielo vi fosse un doppio da cui dipendevano la loro procreazione e il loro proliferare». […]

 

In “DIZIONARIO DEI SIMBOLI”  AA.VV.– BUR

FOTO: Rete

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