In una grande isola sperduta in mezzo al mare, viveva un giovane re di grande forza e di inestimabile valore, ma troppo giovane per poter saggiamente governare. Appena cominciò a regnare, decise di avere al suo fianco una regina e scelse una fanciulla senza dubbio molto bella, ma artificiosa e sottile più nel male che nel bene. Dopo il matrimonio, il re affidò la giovane moglie alle cure del suo vecchio e saggio maestro, affinché la istruisse fino a farla diventare una buona regina. La fanciulla, però, mal sopportava la presenza dell’anziano, poiché capiva che era tenuto in grande considerazione dal marito.
Una sera, durante la cena, dopo che il re si era ben scaldato con vino e con cibo in abbondanza, la moglie cominciò:
“Signor mio, non so se mi vorrai credere ma, nonostante la mia giovane età, io potrei fare di te il più grande signore del mondo! Purtroppo tu non sei molto assennato e dai maggior credito a qualcun altro”.
“Sappi che io ti amo più di ogni altra persona su questa terra e sono pronto a fare tutto quello che desideri: nel mio reame dovranno sempre essere osservati tutti i tuoi ordini!”, rispose il re.
“Ricordati che tutto ciò che comanderò sarà solo per il tuo bene e per il tuo onore”, continuò la fanciulla soddisfatta.
“Tutto ciò che vuoi sarà fatto; non mi interessa sapere di cosa si tratta, quello che tu ordinerai, sarà eseguito!”.
“Bene, questo mi fa molto piacere”.
Il rancore provato nei confronti del saggio maestro la condusse a compiere un atto di grande malvagità, poiché sapeva che il marito era legato al suo precettore da un profondo affetto e teneva in gran conto i suoi insegnamenti. Così, la mattina dopo, la regina impose di uccidere tutti gli uomini che avessero passato i sessant’anni, perché ormai essi rappresentavano un peso e recavano solo danno al reame.
La volontà della donna fu eseguita senza indugio alcuno e il re si turbò moltissimo, specialmente quando seppe che era stato ucciso anche il suo vecchio amico, ma la moglie, con i soliti modi sdolcinati, ma pieni di sottile ironia, riuscì a consolarlo, facendogli credere addirittura che questo sarebbe stato un grande vantaggio per il loro regno.
Passò del tempo e una notte il re fece un sogno angoscioso e opprimente: gli sembrava di essere stato catturato da molte persone che lo trattenevano con forza supino, lo coprivano di pietre e di terra, ma lui, nonostante gli sforzi, non riusciva né a sollevarsi, né a gridare.
Quando si svegliò, sconvolto e affannato subito pensò: “lo credo che questo carico dì pietre che ho dovuto sostenere nel sogno stia a significare che la gente mi odia e mi vorrebbe uccidere”.
Subito si alzò e riunì il suo consiglio per raccontare il sogno, chiederne il significato e domandare suggerimenti al riguardo, ma nessuno seppe dare spiegazioni.
“Signor nostro, noi siamo giovani e inesperti, i vecchi saggi sono tutti morti, noi non sappiamo come aiutarvi. Tuttavia, nel reame vicino al nostro i vecchi sono ancora vivi, scrivete al re e fatevi aiutare da loro per comprendere il significato del sogno”, risposero gli uomini del consiglio.
Il re scrisse al suo vicino che prontamente riunì l’assemblea dei vecchi savi che così risposero:
“Ringraziando dell’onore fatto rivolgendovi a noi, sappiate che, al tempo stesso, questo accresce il vostro disonore: folle consiglio avete ricevuto nel far uccidere tutti i vecchi del reame! Nessuno deve credere ciecamente alla propria moglie, perché spesso è uso delle donne odiare spietatamente ciò che i loro mariti intensamente amano. Se fossero ancora in vita i vecchi saggi, ora non avreste bisogno di alcun partito da noi! Nondimeno vi suggeriamo di convocare, in un giorno prestabilito, tutti gli uomini del vostro reame: ognuno dovrà portare con sé un amico, un nemico e un giullare; tra questi ci sarà qualcuno che saprà dare un’interpretazione al vostro sogno”.
Il re, nonostante il profondo sconvolgimento per il rimprovero rivolto alla sua scelleratezza, emanò il bando con cui invitava tutti a recarsi da lui con l’amico, il nemico e il giullare, aggiungendo anche la promessa di un’ingente ricompensa.
Ben presto la convocazione giunse alle orecchie di un giovane che, al tempo dell’orribile ordine della regina, aveva segretamente nascosto l’anziano genitore per non farlo crudelmente morire. L’uomo aveva tenuto al sicuro l’amato genitore in una camera della sua dimora e, per molti giorni, nemmeno la moglie se n’era accorta. Solo più tardi, spiando il marito che si recava furtivamente nella stanza con del cibo, venne a sapere tutta la verità. Così il giovane si recò dal padre a raccontargli delio strano bando del re e lui con insistenza lo esortò:
“Voglio che tu vada e che tu porti tua moglie, tuo figlio e il cane per dimostrare al re che tua moglie è il tuo nemico, tuo figlio è il giullare e il cane è il tuo amico”.
Nel giorno prestabilito molti arrivarono con amici, nemici e giullari diversi ma, quando arrivò il giovane con la moglie il figlio e il cane, il re, meravigliato, chiese:
“Come può essere questo?”.
Il giovane spiegò:
“Signor mio, io porto il cane che è il mio più grande amico, lui custodisce la mia dimora e tiene lontano i miei nemici; un amico più vero di lui non esiste, perché se io tagliassi un piede a un mio amico, lui mi odierebbe, non mi vorrebbe più, invece se io dovessi tagliare una zampa al cane, lui continuerebbe a seguirmi con amore. Poi c’è mio figlio: è un bambino grazioso che mi da tante soddisfazioni e piaceri, lui è il mio giullare!”, quindi, prendendo per mano la moglie, continuò: “Ecco, infine, il mio più grande nemico e io mi guardo bene da lei, perché è nella natura femminile fare del male specialmente a chi la ama e la onora devotamente. Talvolta, quando mi sento felice, lei non è soddisfatta finché non mi vede tormentato e assale, e garre, e azzuffa, per angosciarmi sempre più; se io desidero una cosa lei desidera il contrario. Nessuno mi potrebbe turbare più di quanto lei mi fa tribolare soggiogandomi: è lei il mio nemico mortale!”.
A queste parole la donna si infiammò di rabbia, guardò con odio il marito e furiosamente cominciò a dire:
“Perché mi consideri una nemica, io non credevo di venire qui per questa ragione! Mai ti ho mostrato ostilità, anzi, ti ho sempre aiutato e ho salvato tuo padre, quel padre che tu tieni nascosto contro l’ordine della regina. Per questo tu dovresti essere già morto!”.
Tutti i presenti cominciarono a ridere e a mormorare, per cui il giovane disse: “Signori, ecco la dimostrazione di quanto ella mi sia nemica!”.
Il re, alzandosi in piedi, intervenne:
“L’ordine di uccidere i vecchi saggi è stata una cosa orribile e non è certo scaturito da un consiglio assennato, non temere, quindi, non avrai alcun castigo! Ma voglio che tu abbia il guiderdone stabilito e che tu vada subito a prendere tuo padre. Portamelo qui, il suo aiuto mi sarà sicuramente utile e prezioso!”.
Il giovane corse a prendere l’anziano genitore che, condotto nella sala del re, fu accolto con una gran festa e tutti gli onori e le scuse del signore che dichiarò il suo dispiacere per averlo fatto rimanere nascosto per tanto tempo e senza ragione. Poi gli raccontò il sogno e il vecchio umilmente rispose:
“Signor mio, l’esperienza sta in tre cose: la prima è nel conservare il ricordo delle cose viste, l’altra è nell’apprendere gli insegnamenti delle cose udite, l’ultima è nel vivere tanto a lungo da sapere già, quando accade qualcosa, come avverrà, perché l’abitudine ci aiuta a conoscere e a sapere. E io vi dico che per questo i vecchi sono preziosi per la società, perché tanto hanno vissuto, visto e udito. Riguardo al sogno, vi dico che può avvenire per ragioni diverse: l’una ha origine dal forte desiderio di una cosa, quando i pensieri frequenti intorno ad essa possono portare la mente a sognarla; l’altra può scaturire nell’uomo forte e sano, ma troppo oppresso, che sogna di correre o di volare per colpa delle ristrettezze che lo condizionano; la terza può verificarsi per un divino prodigio, come quando l’angelo annunzio ai Magi la nascita di Cristo, o infine per punizione come accadde a Nabucodonosor. A volte, giacendo riverso, il sangue confluisce intorno al cuore e l’uomo si sente indebolito e angosciato; in questa circostanza l’uomo si sente gravato da pesi o combattuto dalla gente proprio come è successo a voi che in quel sogno eravate supino! “.
Il re, quindi, ebbe la spiegazione del suo sogno; onorò festosamente il vecchio e ordinò che tutti gli anziani, se ancora ve ne fossero rimasti, fossero rispettati e serviti a dovere. Infine, pubblicamente ammise la sua follia per aver creduto nella moglie e per averla assecondata nella sua insensata e crudele volontà.
DA IL NOVELLINO
In “Medioevo favoloso” – Agorà Edizioni
Foto: Rete