Fino agli anni Settanta in ogni casa ad Orsomarso c’era una pompetta per combattere le mosche con il DDT. Era una lotta impari, perché dopo poco tempo arrivavano le altre a sostituire quelle che erano state eliminate dall’insetticida.
Periodicamente arrivavano in paese gruppi di operai che armati di nebulizzatori giravano tutte le stradine per disinfettare case, catui, stalle, strade. Una volta finito il trattamento, segnavano con lo smalto vicino all’uscio la data con la sigla DDT.
Nel 1978 venne vietato, ma oggi ogni tanto ci si chiede: come mai tanti morti per cancro?
Cos’è il DDT?
Il para-diclorodifeniltricloroetano o DDT […] è un solido incolore altamente idrofobico, con un leggero odore di composto aromatico clorurato; è quasi insolubile nell’acqua ma ha una buona solubilità nella maggior parte dei solventi organici, nel grasso e negli oli.
Fu il primo insetticida moderno ed è senz’altro il più conosciuto; venne usato dal 1939, soprattutto per debellare la malaria. In Italia si ricorda, in particolare, il suo uso a questo scopo in Sardegna, dove la malattia era endemica e ne consentì l’eradicazione. La sua scoperta come insetticida va attribuita al chimico svizzero Paul Hermann Müller, alla ricerca di un prodotto efficace contro i pidocchi, ma la sua nascita risale al chimico austriaco Othmar Zeidler, che lo sintetizzò nel 1873.
Fu scelto come prodotto per combattere la zanzara anofele, responsabile della diffusione della malaria, in quanto si credeva che, sebbene altamente tossico per gli insetti, fosse innocuo per l’uomo. Agli inizi, fu usato con successo per combattere la diffusione della malaria e del tifo su popolazione sia civile sia militare. Il chimico svizzero Paul Hermann Müller fu insignito nel 1948 con il premio Nobel per la medicina «…per la scoperta della grande efficacia del DDT come veleno da contatto contro molti artropodi».
Nel 1950, l’entomologo italiano Giuseppe Salvatore Candura, direttore dell’Osservatorio Fitopatologico di Bolzano, pubblica Malefatte nel frutteto, risultato di 5 anni di studio sui danni del DDT in agricoltura. Questi studi sono stati successivamente ripresi e convalidati dal Food and Drug Administration, che ha dichiarato che «con tutta probabilità i rischi potenziali del DDT erano stati sottovalutati» e ponendo alcune restrizioni al suo uso. Nel 1948 Guido Grandi pubblica in un discorso a memoria di Lionello Petri una ‘riflessione’ sui pericoli dell’uso dei cloroderivati, prima quindi in Italia rispetto a Candura (peraltro in corrispondenza tra loro) e della stessa scuola di entomologi allievi di Filippo Silvestri.
Nel 1962, una biologa e ambientalista americana, Rachel Carson, pubblicò il libro Primavera silenziosa, che denunciava il DDT come causa del cancro e nocivo nella riproduzione degli uccelli, dei quali assottigliava lo spessore del guscio delle uova. Il libro causò clamore nell’opinione pubblica; il risultato fu che nel 1972 il DDT venne vietato per l’uso agricolo negli USA sulla spinta del movimento ambientalista, e nel 1978 anche in Italia. Il dibattito è acceso per quanto riguarda il suo uso nel combattere la malaria; in alcuni Paesi dell’Africa e in India, dove la malaria è endemica, il rischio di tumore dovuto al DDT può passare in secondo piano a fronte della riduzione dell’elevato tasso di mortalità dovuto alla malaria.
Nel corso del 2006, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato che il DDT, se usato correttamente, non comporterebbe rischi per la salute umana e che l’insetticida dovrebbe comparire accanto alle zanzariere e ai medicinali come strumento di lotta alla malaria.
La nascita di bambini maschi con difetti congeniti dell’apparato urogenitale è molto più frequente nei luoghi bonificati con massicce quantità di DDT (diclorodifeniltricloroetano) rispetto alle aree non trattate con l’insetticida, ha affermato uno studio dell’Università di Pretoria, in Sudafrica, dove tra il 1995 e il 2003 si è fatto un largo uso del composto chimico per la lotta alla malaria. […]
Oltre che come DDT viene commercializzato con altri nomi, quali: Anofex, Cesarex, Chlorophenothane, Dedelo, p,p’-DDT, Dichlorodiphenyltrichloroethane, Dinocide, Didimac, Digmar, ENT 1506, Genitox, Guesapon, Guesarol, Gexarex, Gyron, Hildit, Ixodex, Kopsol, Neocid, OMS 16, Micro DDT 75, Pentachlorin, Rukseam, R50 e Zerdane. […]
Il DDT è un inquinante organico persistente e altamente resistente nell’ambiente. Il suo tempo di dimezzamento è stimato in 2-15 anni e rimane immobile nella maggior parte dei suoli. In ambiente lentico il suo tempo di dimezzamento è di 56 giorni, che si riducono a 28 in acque correnti. […].
Il DDT e i suoi metaboliti si accumulano lungo la catena alimentare, e quindi i predatori sono maggiormente esposti ai danni da DDT rispetto ad altri animali dello stesso ambiente che si trovino più in basso nella catena alimentare. […]
Alcuni fautori dell’impiego dei fitofarmaci affermano che non esistono casi di morte umana da avvelenamento da DDT, ma uno studio (Haun & Cueto, 1967) afferma: «In questo caso, una bambina di nove mesi stava giocando con una polvere contenente il 13,8% di toxafene e il 7% di DDT, che è stata trovata sulla sua pelle e in bocca. La morte è sopraggiunta dopo convulsioni e arresto respiratorio» In merito ai composti organici clorurarti indica che «…in studi su animali, una dose di ca. 10 mg/kg conduce a convulsioni e che la LD50 è poco più alta di 50 mg/kg.» […]
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