LETTERE DALL’INFERNO – – “…di tutto ciò che diceva il Corierre non è vero un bel niente, ve la sicuro io…”

 

Diceva Gramsci “I giornali dei padroni vi raccontano la verità dei padroni”. Ieri come oggi, in tempo di guerra ed in tempo di pace.

Ecco cosa scriveva un soldato nel 1915. La lettera è presa dal bel libro di Giovanna Procacci “SOLDATI E PRIGIONIERI ITALIANI NELLA GRANDE GUERRA”

 

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Da Zona di guerra

A Bruzzano (Milano)

1 Dicembre 1915

Spettabile Consiglio Prendo la penna per darvi mie nuove, che sono buonissime, voglio sperare che saranno ottime anche le vostre.

Vi voglio raccontare un pochino come me la passo io qui, per farlo sapere a tutti i nostri soci. Come ci trattano al fronte almeno che forse che sia solo qui, dove mi trovo io, ma credo che così sia tutto il fronte.

Ora mi trovo in un paese, coi miei compagni di compagnia, un pò in riposo, in un solaio capace di dar alloggio a una 8ona di soldati invece ci siamo nientemeno che circa 200 in più. Vi lascio immaginare da voi come si dorme! Coi piedi uno sopra laltro. Si fa altro che maledire i nostri superiori (così si devono chiamare perché galonati) che vogliono tante mondizie, dico mondizie perché è fuori di ogni imaginazione. Quanti tedeschi ci sono! Mi scuserete della libertà che mi prendo di mandarvi un piccolo campione (Frutto della cuerra).  Questa è unispezione che siamo costretti a fare tutti i giorni, altrimenti non si potrebbe dormire.

Sino che eravamo al masatorio cioè in prima linea, in rischio di farci macelare ogni minuto, e ci trattavano un po’ meglio (perché avevano paura più di noi, e quando si fava per avanzare cridavano avanti, avanti altrimenti vi sparo. Altro che dire nella stampa, e voi certo l’avrete letto sul Corierre del 10 Novembre che spiegava quei drapelli della morte che vano sieriamente e volontariamente a quella pericolosissima operazione di mettere sotto i reticolari i tubi di alto espluzione, e di tagliare i fili; che specialmente chi va non tornano più.

Bisognerebbe essere qui a vedere se vano volontari? come pubblica la stampa Vi darò un saggio come fano.

Sicome che volontare, a contro la morte non se ne trovano certo. Allora costretto, che comandante di ogni compagnia, dice (uno, due, tre, quatro, in modo di dire) andrete voialtri.

Certo mi capirete piuttosto che fare un atto di disobidienza o per fanire in galera con una ventina danni in più, e certo si rischia la pelle, altrimenti la pelle me la fano i nostri superiori. Cari amici, siete statti a corente della avanzata sul Carso.

Vi siete divertitti?

Chi sa con che ansia vi alzavate al mattino per prendere il giornale per vedere se cera delle buone nuove per gli Itagliani non Combattenti ebbene di tutto ciò che diceva il Corierre non è vero un bel niente, ve la sicuro io perché prima di avanzare vidi la prima linea.

E non come ve lo danno intendere a voialtri che non lo potette sapere come è, la vidi pure coi miei compagni il 21 Ottobre che abbiamo fatto per vanzare erravamo in 252 e siamo restatti in 148 sensa potere acquistare un metro di tereno, i Tedeschi mi volevano butare in la luna.

Non mi resta altro che inviare i più affettuosi saluti cari a tutti i soci del Circolo e anche i Cari soci della Cooperativa e della casa Edificatrice, fatevi vedere un pò risoluti, se sapeste, che quanti e quanti soci dovrete perdere quanti povere madri e padri di famiglia che anno fatigato per levare i loro figli ed ora siamo ridotti tutti a farsi macelare.

Questa è la civiltà che è venuta in Italia.

Fate pure leggere al Consiglio della Cooperativa e della casa Edificatrice.

Vi invio i più sinceri saluti ricordando sempre casa che certo se camina tanto questa cuerra a casa non vengo più Saluti

arnvederci presto

Trieste lo prenderemo col binocolo

Saluti.

[La lettera è indirizzata al consiglio del Circolo Avvenire Sociale]

Fonte: “SOLDATI E PRIGIONIERI ITALIANI NELLA GRANDE GUERRA” di Giovanna Procacci

 

 

Nella foto vedete Giovanni Russo al tempo della Grande guerra

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