PERCHE’ SI DICE AD UN DEFUNTO, “Che la terra ti sia lieve”?

 

Durante l’epoca del Paganesimo era un auspicio frequentemente utilizzato come epigrafe per le tombe latine e greche. L’origine della locuzione è da ricercare nell’immagine del peso della terra sul corpo del defunto, che dà a chi ne piange la perdita un senso di angoscia e di oppressione. La locuzione si trova citata letteralmente in Marziale, Epigrammata, IX, 29 e rielaborata ibidem, V, 34. Si presta all’epigrafe metrica costituendo emistichio di pentametro dattilico.

La locuzione latina Sit tibi terra levis, tradotta letteralmente, significa che la terra ti sia lieve.

Vi si può leggere un’analogia con il saluto cristiano requiescat in pace (tradotto letteralmente, significa che egli/ella) riposi in pace), che tuttavia richiama indirettamente alla credenza nell’oltretomba. Proprio per questo motivo la locuzione in oggetto è oggi impiegata da coloro che, per varie motivazioni, desiderano porgere al defunto (o più che altro ai suoi congiunti) un ultimo omaggio “laico”, spogliato da ogni connotazione religiosa.

La locuzione ricorre anche nella poesia Che la terra ti sia finalmente lieve di Alda Merini.

FONTE: https://it.wikipedia.org/wiki/Sit_tibi_terra_levis#:~:text=La%20locuzione%20latina%20Sit%20tibi,le%20tombe%20latine%20e%20greche.

L’EPIGRAMMA 29 LIBRO IX di MARZIALE

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Saecula Nestoreae permensa, Philaeni, senectae,

Rapta es ad infernas tam cito Ditis aquas?

Euboicae nondum numerabas longa Sibyllae

Tempora: maior erat mensibus illa tribus.

5 Heu quae lingua silet! non illam mille catastae

Vincebant, nec quae turba Sarapin amat,

Nec matutini cirrata caterva magistri,

Nec quae Strymonio de grege ripa sonat.

Quae nunc Thessalico lunam deducere rhombo,

10 Quae sciet hos illos vendere lena toros?

Sit tibi terra levis mollique tegaris harena,

Ne tua non possint eruere ossa canes.

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O Fileni, che hai vissuto le generazioni del vecchio Nestore,

sei scesa così presto alle acque infernali di Dite?

Tu non avevi raggiunto ancora la lunga età della

Sibilla cumana: ella era più vecchia di te di tre mesi.

Oh, quale lingua si è ammutolita! Non la vincevano mille schiere di schiavi

posti in vendita, né la folla adoratrice di Serapide,

 né le squadre di scolari dai capelli ricciuti, di un mattiniero maestro,

né gli stormi di grù, che rumoreggiano sulla riva dello Strimone.

 Quale mezzana saprà ora far discendere la luna per mezzo di una trottola tessalica

e vendere questo e quell’amore?

Sia per te leggera la terra e possa tu essere ricoperta da un soffice strato di sabbia,

affinché i cani possano facilmente tirar fuori le tue ossa.

 

https://docenti.unimc.it/claudio.micaelli/teaching/2021/24238/files/Marco%20Valerio%20Marziale-%20a%20cura%20di%20Giuseppe%20Norcio%20-%20Epigrammi-UTET%20-2013.pdf

 

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LA POESIA DELLA MERINI

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Che la terra ti sia finalmente lieve

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Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti,

di parole, di parole scelte sapientemente,

di fiori detti pensieri,

di rose dette presenze,

di sogni che abitino gli alberi,

di canzoni che facciano danzare le statue,

di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia,

questa magia che brucia la pesantezza delle parole,

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(Alda Merini, Terra d’Amore, 2003)

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FOTO: Rete

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