SCONGIURO – Per avere notizie di una persona lontana

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L’emigrazione ha segnato la vita di generazioni di meridionali. Spesso per pagarsi il biglietto della nave, i soldi non c’erano. Si andava a chiederli in prestito a qualche benestante. Dopo un certo tempo dovevano essere restituiti con abbondanti interessi. Moglie e figli rimanevano in paese. Appena le condizioni lo avrebbero permesso, sarebbero partiti anche loro.

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Diverse donne vissero l’emigrazione come vedove bianche. I loro uomini smarrirono la strada e fecero perdere le loro tracce. Non sapendo a quale santo rivolgersi, “la vedova” andava da una fattucchiera. Con le sue arti misteriose avrebbe saputo portare a casa lo smarrito.  Ecco il senso di questo scongiuro.

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Il “rito” bisognava farlo la domenica mattina dopo il suono della campana prima della messa.

La donna prendeva una foto del congiunto o di sant’Antonio, si metteva in ginocchio a piedi scalzi ai piedi del letto matrimoniale e recitava per tre volte questa formula, battendosi il petto. Tra una recita e l’altra, prendeva un pizzico di cenere ottenuta bruciando alcune foglie di ulivo, benedette nel giorno delle Palme, e si segnava con una croce in fronte e sul cuore. Alla fine si lavava la faccia e buttava l’acqua lontano.

 

 

Sant’Antonio ri lu camino

Nu m’abbannunari a nu tristo distino.

Curra a biri chi fa N.N.

Ch’è luntano e nu saccio nenti.

Si lu soli ha siccato lu hjuri

Ronin’acqua pi lu ripigghjari.

Si lu vinto ha cunfuso la menti,

pristo portalo alli parenti.

Tu va ‘nnanti, chi sai la via,

Alla lustra ra casa mmia.

 

 Pi la Santa Trinità

La bona nova m’haja purtà.

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