Il culto di Mitra a Roma

Mitreo Barberini

A partire dal I secolo d.C. la religione mitraica conobbe una larga diffusione a Roma e in tutto l’impero, fino a quando, dal III secolo in poi, cominciò ad essere duramente avversata da parte dei cristiani, che ne assorbirono alcune feste e riti.

Anche se Mitra era una divinità solare, il suo culto era praticato generalmente in ambienti sotterranei, probabilmente in ricordo del fatto che il dio era nato in una grotta. A Roma sono stati rinvenuti numerosi mitrei, decorati da sculture e bassorilievi (più raramente con pitture parietali) che raffigurano gli elementi più importanti del culto; il sacrificio del toro (tauroctonia), i simboli dei gradi di iniziazione, i due compagni di Mitra, Cautes e Cautopates, raffigurati l’uno con la fiaccola alzata, l’altro con la fiaccola abbassata, a simboleggiare il compiersi del ciclo della vita. Spesso soffitti e volte erano decorati con cieli stellati.

Uno dei più imponenti mitrei finora rinvenuti a Roma si trova al di sotto dell’esedra ovest delle terme di Caracalla, ed era costituito da diversi ambienti. Il più ampio era probabilmente adibito a sala da banchetto, ed era messo in comunicazione, mediante una serie di cunicoli, con la fossa sanguinis, ossia il vano in cui, nel corso delle cerimonie rituali, veniva raccolto il sangue del toro. Un altro ambiente comunicante con la. fossa sanguinis stato interpretato come funzionale alle abluzioni sacre.

Resti del tempio di Mitra salto San Clemente a Roma, II secolo d. C., ritrovati negli anni Trenta del Novecento. La struttura e quella tipica dei mitrei: una sala a volta ribassata, con banconi in muratura lungo i lati, al centro della quale e posto un altare.

Al di sotto di Palazzo Barberini, nei primi decenni del secolo scorso fu rinvenuto un altro mitreo, uno dei pochi (qui ricordiamo anche il mitreo di santa Prisca) a conservare decorazioni dipinte, raffiguranti, oltre all’episodio della tauroctonia, il Tempo illimitato (Zurvan Akarana), rappresentato come un mostro alato con testa di Ieone, avvolto dalle spire di un serpente. Tale raffigurazione è altamente simbolica: le ali significano infatti la rapidità del tempo, il leone la sua voracità, mentre il serpente simboleggia il ciclo del cosmo. Il mitreo fu edificato in due fasi, la prima risalente al I secolo e la seconda agli inizi del III.

Un altro mitreo, di notevoli dimensioni, fu rinvenuto a Roma nel 1973, sulla collina del Celio, sotto la chiesa di Santo Stefano Rotondo. Il mitreo, databile all’incirca al 180 d.C., sfruttava in parte alcuni ambienti dei castra peregrinorum, le caserme per l’acquartieramento delle legioni provenienti dalle province dell’impero (peregrini).

Da un punto di vista statistico, si può stimare che nella sola Roma antica vi fossero tra i mille e i duemila mitrei, per un totale di oltre 50mila fedeli della divinità.

 

Da “Storia delle religioni”  – La Biblioteca di Repubblica

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