Il bullismo in Italia

II fenomeno del bullismo si sta diffondendo sempre di più nel nostro Paese, come purtroppo già avviene in altre nazioni. Il termine stesso viene dalla parola inglese bullying, che significa compiere aggressioni fisiche o verbali ripetute e violente nei confronti di un compagno più piccolo o meno forte.

È oggetto di bullismo chi riceve insulti, minacce, spintoni, calci e pugni, ma anche chi viene ridicolizzato con soprannomi antipatici o crudeli, chi è oggetto di pettegolezzi o dicerie, chi viene offeso per il proprio aspetto fisico, la sua religione o provenienza etnica, chi è escluso dalle amicizie e dai giochi, con l’intento di isolarlo.

Gli episodi di bullismo hanno come protagonisti il bullo e la vittima, due ruoli opposti ma complementari, a cui si aggiunge quello degli spettatori, ovvero i compagni di classe o gli altri componenti del gruppo. Questi ultimi hanno un‘importanza fondamentale, in quanto possono sostenere il bullo e isolare la vittima, o, al contrailo, isolare il bullo e schierarsi dalla parte della vittima.

Dal comportamento di chi assiste a storie di questo genere dipende spesso la sorte della vittima.

Perché si possa parlare di bullismo e non di un semplice litigio tra amici, devono verificarsi due condizioni: la sproporzione di forze tra i due e la frequenza con cui i maltrattamenti si ripetono.

Si può parlare di bullismo, e non di semplici giochi o contese tra amici, quando le minacce e le molestie sono frequenti e continuate e c’è squilibrio di forza tra chi molesta e chi è molestato; quando il molestato, insomma, non può o non riesce a difendersi per motivi fisici o caratteriali. Se un ragazzo, ad esempio, subisce delle prepotenze da un altro ragazzo o da un grappo di ragazzi che gli dicono cose cattive o offensive, se riceve colpi, pugni, calci, minacce, se trova bigliettini o messaggi con offese o parolacce, se viene escluso o calunniato con pettegolezzi o scherzi imbarazzanti, è oggetto di bullismo.

È diverso il caso in cui due ragazzi della stessa età o della stessa forza litigano tra loro o fanno la lotta. Nel bullismo infatti il prepotente sceglie come vittima un ragazzo di cui sa che non è in grado di difendersi.

Non è vero inoltre che questo fenomeno riguardi solo i maschi: spesso anche tra le ragazze si verificano episodi di bullismo.

Anche senza ricorrere alla violenza fisica, le femmine possono essere altrettanto prepotenti, ad esempio ghettizzando o escludendo una compagna, mettendo in giro voci spiacevoli sul suo conto, deridendola per il suo aspetto fisico o diffondendo pettegolezzi su di lei.

 

Da “La tribù degli onesti”. Di Viola Ardone – Simone

Foto: Rete

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