POMPEI – L’illuminazione pubblica e privata

 

Per illuminare, i Romani disponevano di lucerne in terracotta, in bronzo, in ferro, in vetro e persino in oro. La lucerna più comune consisteva di un serbatoio nel quale veniva bruciato l’olio, di un beccuccio dal quale fuoriusciva uno stoppino per produrre la luce, di un foro di alimentazione del combustibile e di una presa (ansa) per il trasporto.

Parti costitutive di una lucerna

Questa forma semplice aveva numerose varianti, a cominciare dal beccuccio che poteva essere doppio (lucerne bilicni), o anche a più becchi (lucerne polilicni) per un’illuminazione migliore. Soprattutto in epoca imperiale, la parte superiore della lucerna (disco) venne decorata con singole figure o scene più articolate. I temi decorativi più ricorrenti comprendevano divinità (Mercurio, Diana, Giove, amorini ecc.), giochi gladiatori, corse di bighe, scene erotiche, maschere teatrali, animali, piante e oggetti vari.

Durante il I secolo d.C., per accontentare il gusto di una clientela alla ricerca di oggetti originali furono prodotte lucerne a forma di elmo gladiatorio, testa di negro, testa di animale, di sandalo calzato.

Complementari alle lucerne sono i sostegni, costituiti da candelabri, candelieri e basi, di cui si conservano a Pompei numerosi esemplari.

I candelabri sono generalmente in bronzo, costituiti da un lungo fusto su una base a tre zampe ferine e da un coronamento circolare per l’appoggio della lucerna.

Per la loro preziosità, questi oggetti divennero un elemento importante dell’arredo domestico, in particolare nelle sale da pranzo durante i banchetti, anche perché consentivano un’illuminazione più diffusa dell’ambiente. Esistevano poi dei sostegni molto preziosi, i cosiddetti lampadofori, vere e proprie statue perlopiù bronzee raffiguranti generalmente giovinetti che reggono nelle mani vassoi su cui poggiano le lucerne. Particolarmente belli sono la statua trovata nella Casa di Fabio Rufo, un’altra in via dell’Abbondanza, e un Apollo proveniente dalla Casa di Giulio Polibio.

L’uso delle lucerne non era limitato alla vita privata e domestica: esse venivano utilizzate anche nei templi, nelle terme, nei teatri e negli anfiteatri in occasione di spettacoli notturni.

Lucerne erano impiegate anche per l’illuminazione delle botteghe.

Da un termopolio di via dell’Abbondanza a Pompei proviene una lucerna bilicne che, collegata mediante catenelle a una figura di pigmeo dal grosso fallo, assumeva anche una funzione beneaugurante.

Brani di autori antichi raccontano come il buio delle strade fosse una delle cause principali di aggressioni e incidenti. In tutti gli spostamenti notturni, dunque, era bene farsi precedere da schiavi muniti di fiaccole o lanterne. Svetonio (Vita Aug, 29) riporta che persino i carri da viaggio erano preceduti da uno schiavo con la torcia.

 

EVA CANTARELLA – LUCIANA JACOBELLI

Da “Pompei è viva” – Feltrinelli

Foto: Rete

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close