Feste che si tenevano a Roma il 23 luglio in onore di Nettuno. In quella occasione i devoti costruivano capanne di frasche chiamate umbrae, sotto le quali si riparavano dal sole durante le cerimonie.

I Nettunali, che cadevano nel periodo della grande calura, sarebbero stati celebrati per propiziare la pioggia.

Secondo Dumézil, i Nettunali sarebbero da ricollegare alla canalizzazione delle acque provenienti dal lago Albano (cfr. Feste romane, Paris 1976, trad. it. Genova 1989, pp. 25-31). Nettuno, infatti, come il greco Poseidone, era il dio delle acque marine, ma anche delle acque dolci, delle sorgenti e dei laghi.

Dello straripamento, o del minaccioso gonfiarsi del lago Albano, hanno parlato, tra gli altri, Cicerone, Plutarco, Livio.

Narra Cicerone:

«Durante la guerra contro Veio, essendo cresciute oltre misura le acque del lago Albano, un nobile di Veio passò dalla nostra parte e disse che, secondo i libri profetici che i Veienti conservavano, Veio non poteva essere presa finché il lago non fosse giunto a traboccare; ma se le acque, fuoriuscendo, si fossero scaricate in mare secondo il loro deflusso spontaneo, sarebbe stata una rovina per il popolo romano; se invece fossero state incanalate in modo da non poter raggiungere il mare, sarebbe stata la vittoria per i nostri. In séguito a ciò i nostri antenati scavarono quel mirabile canale di scarico dell’acqua del lago Albano»

Secondo Plutarco, il lago era straripato, e a svelare i segreti che riguardavano le acque era stato un prigioniero di Veio. Il Senato, sconcertato da quelle notizie, mandò a Delfi illustri e potenti inviati per interrogare il dio. L’oracolo disse che lo straripamento era da imputarsi agli stessi Romani che non avevano compiuto in modo dovuto i riti, e ordinò di convogliare l’acqua attraverso canali, perché si disperdesse nella pianura –

 

LUISA BIONDETTI

Da “Dizionario di mitologia classica” – Baldini & Castoldi

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