L’opera di oggi: “Battesimo di Cristo”, di P. della Francesca

 

Piero della Francesca (1415/20-1492[…], nella sua totalizzante visione umanistica – fa convivere nella pittura le leggi prospettiche fiorentine con la luce e il colore; una luce e un colore che poi trasmette, al massimo di pienezza e consapevolezza, all’arte veneziana, destinata a diventare punto di sutura […] fra il plasticismo toscano e il naturalismo fiammingo.

Il genio di Borgo Sansepolcro, poco più giovane di Domenico Veneziano, lavora con lui, nel 1439, a Firenze, in un perduto ciclo di affreschi nel coro di Sant’Egidio. Ma subito dopo, nel 1440-1445, mette mano al Battesimo di Cristo, che è l’opera insieme più «prospettica» e più «fiamminga» dell’intera pittura peninsulare.

La passione dell’artista per la matematica deriva dalla sua stessa attività di pittore (non viceversa), e dal tentativo di cogliere un ordine divino sotto le apparenze del visibile. Il Battesimo è pensato geometricamente su una griglia di tre linee orizzontali e quattro verticali equidistanti, griglia occulta e vibrante come le corde di uno strumento musicale; il tutto ordinatamente scandito nello spazio dall’affondo prospettico, governato dalla piramide ottica decisa dal metodo prospettico lineare.

Dopodiché, accade il miracolo. Chi potrebbe prevedere che tanta perfezione intellettuale possa poi abbandonarsi agli incantati e incantevoli riflessi del paesaggio nell’acqua limpida del fiume, che ci fanno assaporare l’atmosfera intangibile di un pomeriggio spalancato sul mondo?

L’aria nitida e pulita corre liberamente fra le figure; la luce è talmente diffusa da rendere le ombre appena percettibili. I colori si sottomettono a una legge ottica che si avvia verso quello che definiremo «tonalismo». Siamo davanti a una strepitosa composizione di opposti (dovuta al fatto che la determinazione degli spazi prospettici è già scandita nella «pre-definizione» dell’immagine, attuata nella fase progettuale o disegnativa), a una sintesi talmente enorme che possiamo capire immediatamente come questo dipinto sia destinato a diventare, secoli dopo, un riferimento imprescindibile per il rigore palpitante e post-impressionista di Georges Seurat.

Dietro ai protagonisti umani del Battesimo, il paesaggio è inondato dal sole e bruciato dal vento, proprio come nei giorni di prima estate sulle colline che circondano Borgo Sansepolcro, le cui torri si intravedono dietro il fianco destro di Gesù. E quanto al fiume, esso è sostanziato dell’acqua più viva e bella dell’intero Rinascimento europeo. Quell’acqua è meno minuziosa del fiume fiammingo, forse identificabile con la Mosa, di Van Eyck, è anche meno simbolica, ma si apre a una sintesi ottica (dunque a una essenza di verità) che sarà la meta e il traguardo di tutta la pittura di paesaggio che verrà.

Con Piero della Francesca, il rapporto dell’uomo occidentale con la natura è al suo apice e alla sua perfezione.

Adesso, qui, governa la ragione. L’uomo, misura di tutte le cose, si iscrive con assoluto orgoglio e padroneggiata armonia nel mondo naturale. Il quale risponde con le delizie che l’Universo mette a disposizione della sua creatura privilegiata.

 

FLAVIO CAROLI

In “Il volto e l’anima della natura” – Mondadori

Foto: RETE

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