UN CONFRONTO: il crocifisso di Brunelleschi e quello di Donatello

 

Fu Vasari il primo a collegare i due Crocifissi scolpiti da Donatello per Santa Croce e da Brunelleschi per Santa Maria Novella a Firenze. In un famoso passo delle sue Vite (sia nell’edizione elei 1550 che in quella del 1568) viene raccontato un divertente episodio che vede protagonisti i due amici alle prese proprio con la realizzazione delle due croci fiorentine:

“Avvenne che Donato [Donatello] in que’ giorni aveva finito un Crocifisso di legno, il qual fu posto in S. Croce di Fiorenza […]; del quale Crocifisso pigliandone Donato parere con Filippo [Brunelleschi], gli rispose che egli aveva messo un contadino in croce, onde ne nacque il detto di “Togli del legno, e fanne uno tu” […]. Per il che Filippo, il quale ancor che fusse provocato a ira, mai si adirava per cosa che gli fusse detta, stette cheto molti mesi, tanto ch’e’ condusse di legno un Crocifisso della medesima grandezza, di tal bontà e sì con arte, disegno e diligenza lavorato, che nel mandar Donato a casa innanzi a lui, quasi ad inganno (perché non sapeva che Filippo avessi fatto tal opera) un grembiule che egli aveva pieno di uova e di cose per desinarle insieme, gli cascò mentre lo guardava uscito di sé per la maraviglia e per la ingegnosa et artifiziosa maniera che aveva usato Filippo nelle gambe, nel torso e nelle braccia di detta figura, disposta et unita talmente insieme, che Donato, oltra il chiamarsi vinto, lo predicava per miracolo”.

Si tratta di un aneddoto dal sapore leggendario e popolare, che difficilmente potrà corrispondere al vero. Le due croci furono tra l’altro scolpite a distanza di qualche anno l’una dall’altra. Resta però il valore indubbio del paragone istituito da Vasari, in grado di penetrare a fondo le due diverse personalità di Donatello  e di Brunelleschi.

Perfettamente inscrivibile in un quadrato, il Cristo di Brunelleschi è un’immagine di assoluta naturalezza, dalla grande precisione anatomica. Nel contempo, delicato ed elegante, proporzionato ed armonioso, esso traduce in immagine la divinità: quello che Brunelleschi vuole rappresentare è “Cristo crocifisso visto come un uomo morto per un ideale alto e sacro. Si tratta, probabilmente, della prima opera rinascimentale della storia dell’arte” (L.Bellosi).

Il Cristo di Donatello è invece volutamente sgraziato e disarmonico nelle forme, colto nel momento dell’agonia, con il volto teso e contratto: lo scultore mette in evidenza la verità umana eli Cristo, puntando su una raffigurazione di intenso patetismo.

 

In “Storia dell’arte” 2 –  AA.VV. – Atlas

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