L’arte dei SUMERI

Stendardo di Ur -Londra-British-Museum

I Sumeri, stanziatisi per primi tra il IV e il III millennio a. C. nel sud delia Mesopotamia, costituirono la prima civiltà della storia.

Realizzarono grandi città (tra le quali Ur, Ùruk, Làgash, Umma, Erìdu, Nìppur) e si dotarono della prima forma di scrittura conosciuta, quella cuneiforme.

Le città sumere, difese da possenti mura con molteplici torri, si gestivano autonomamente riconoscendo ciascuna un proprio re, che godeva anche di un preciso ruolo di comando religioso.

L’affermazione di autonomia da parte delle singole città portò a numerosi e continui scontri tra loro.

Nell’arte sumera assunse molta importanza la scultura a tutto tondo e a rilievo.

Già nel periodo protostorico (IV mill. a.C.), le opere figurative manifestano un’accentuata tendenza naturalistica ed una evidenza plastica, pur mantenendo sempre un carattere simbolico.

L’uso di diversi materiali (alabastro, gesso, lapislazzuli, oro, rame) favoriva l’accentuazione del colorismo, che rendeva le statue sensibili alla luce e ne impreziosiva il modellato.

L‘abilità raggiunta nell’uso di questi materiali rese fiorente anche l’oreficeria, arricchita dall’uso di pietre preziose. Ne sono testimonianza le straordinarie suppellettili trovate nelle tombe reali di Ur.

Le opere, scolpite a bassorilievo o incise, mostrano una grande varietà di temi: sacrifici, battaglie, scene di caccia, combattimenti tra animali.

La vivacità espressiva e l’attenzione al particolare, unitamente all’uso insistito e raffinato della linea, confermano la vivacità e la ricchezza espressiva di questo popolo; al tempo stesso fanno emergere una visione angosciata del mondo, basata sull’eterno conflitto tra forze contrapposte.

Particolarmente felice è la produzione di stendardi, pannelli decorati su entrambi i lati. Il cosiddetto Stendardo di Ur è un pannello ligneo, ricoperto su entrambi i lati da uno strato di bitume e decorato ad intarsio con conchiglie, madreperla, lapislazzuli e calcare rosso.

La figurazione si sviluppa su tre livelli sovrapposti (registri), separati da fasce ornamentali e presenta scene di guerra e di pace.

Nel lato che raffigura un evento bellico, dal registro più basso scorgiamo, rispettivamente, l’assalto dei carri da combattimento, la sfilata dei soldati e dei prigionieri e la sottomissione dei nemici al sovrano, riconoscibile per la maggiore dimensione. Nel lato opposto, le scene di pace sono simboleggiate dal lavoro di artigiani e pastori.

Gudea, re di Lagas

La successione regolare delle figure non esclude soluzioni elastiche e ricche di movimento, favorite anche dalla policromia dell’insieme.

Forte è il senso di religiosità espresso nelle produzioni figurative sumere.

Significative sono le statue che raffigurano Gudea, re di Lagas, capitale del secondo regno sumerico (2000 a.C.). Conosciute in circa trenta esemplari, le opere sono accomunate da uno schematismo convenzionale e caratterizzate da una forma chiusa e fortemente volumetrica.

Le figure sono spesso rigide e imponenti come colonne, il cui fusto è la veste liscia e luminosa del re. Le mani sono unite in atteggiamento rituale e in segno di contemplazione, i piedi nudi sono posti in modo da allungare la figura. Gli occhi spalancati e fissi, elemento costante della statuaria sumera, stanno a significare l’identità di sovrano e di divinità.

 

In “Storia dell’arte” v.1, AA.VV. –  Atlas

Foto: RETE

 

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