Da « infundibuliformis » (lat.) = a forma di imbuto
NOMI VOLGARI: Agarico infundibuliforme – Imbutino
Cappello: 4-6 cm, carnoso, convesso, umbonato poi imbutiforme con umbone sul fondo, setoso-tomentoso; di colore camoscio pallido o ocraceo-giallastro pallido; margine sottile, vellutato, dapprincipio fortemente involuto.
Lamelle: fitte, molto decorrenti; bianche o biancastre.
Gambo: 5-7 X 0,4-1 cm, slanciato, elastico, fibroso, inferiormente spugnoso, molto ingrossato in basso dove è stopposo e ricoperto di peluria; del colore del cappello.
Carne: bianca, scarsa, più spessa al centro, molle. Odore buono, caratteristico.
Spore: bianche in massa, ialine, 5-8 x 3-5 micron.
Habitat: nei boschi, soprattutto sotto le conifere, gregario, molto comune.
Estate-autunno.
Commestibilità: buono.
OSSERVAZIONI: È’ un fungo molto conosciuto e ricercato anche se di taglia modesta. Esistono specie quasi uguali, ma con qualche caratteristica diversa. Per esempio: la Clitocybe vermicularis, tipica della primavera, con ife rizomorfe al gambo in basso; la Clitocybe incilis Bres., o costata, decorata da striature al margine del cappello; la squamulosa, finemente fibrilloso-squamata nel cappello e gambo concolore; la sinopica, primaverile, color terra di sinope (mattone), con il caratteristico rigonfiamento del gambo subito sotto le lamelle e odore di farina ed altre, tutte commestibili. La Clitocybe maxima, sembra una infundibuliformis di taglia gigantesca, ma è ben diversa per odore e sapore. È probabilmente una forma della geotropa, pure di taglia grande e che ha sempre un umbone al centro del cappello che, proporzionalmente al gambo, è di diametro molto piccolo. Ambedue sono commestibili.
BRUNO CETTO
In “Funghi dal vero v.1” – Saturnia
Foto: Rete