Il  numero di marzo: il tre

 

A marzo, terzo mese nel nostro calendario, è dedicato il numero tre. Un numero importantissimo in ogni tradizione perché è il ritmo ternario a governare l’universo: conciliazione, sintesi, equilibrio fra gli opposti poli. Secondo Pitagora «la Triade, arcano ternario, è l’esistenza in cui l’Immutevole e il Mutevole sono congiunti».

Mentre il due è il numero che separa, il tre supera la separazione: l’Uno e il molteplice si trovano riuniti e circoscritti nella trinità. I cinesi dicono che il tre è un numero perfetto, cui nulla può essere aggiunto, e considerano il triangolo simbolo dell’armonia. Nel Tao-Te-King si dice che il «Tao genera l’unità, l’unità genera la dualità, la dualità genera la triade e quest’ultima tutte le cose».

In un altro contesto teologico, quello cristiano, il Dio supremo è uno in tre persone: la Trinità, rappresentata spesso da un triangolo equilatero oppure da tre cerchi allacciati fra di loro. Dalla Trinitàprocedono tutte le Triadi perché, come dice il libro della Sapienza, «Dio fece tutto con peso, numero e misura»: ovvero, come spiegava Agostino, il Signore fissa l’estensione delle cose con misura, ne suscita l’esistenza individuandole con un numero e ne assicura la permanenza con un peso specifico.

Tutto l’universo è composto da triadi. Le cose create sono divise fra tre regni: minerale, vegetale e animale. Tre sono gli stati di aggregazione, solido, fluido e gassoso, e ogni avvenimento si svolge nell’ambito delle tre coordinate spaziali, altezza, lunghezza e larghezza. Tre sono i colori fondamentali, rosso, giallo e blu, miscelando i quali si ottiene l’intera gamma cromatica. Le stagioni infine sono composte da tre mesi ciascuna.

Per questi motivi il tre è considerato in ogni tradizione un numero magico. Gli scongiuri per esempio devono essere pronunciati tre volte. E nel Medioevo si usava la cosiddetta benedizione dei tre fiori per fermare le emorragie o catturare un ladro. Una delle benedizioni diceva: «Sulla tomba di nostro Signore crescevano tre rose, la prima soave, la seconda misericordiosa, la terza ferma il sangue».

Usata ancora oggi nelle campagne è la benedizione dei tre re Magi protettori contro l’epilessia. Sull’uscio di casa o sulla porta della stalla si scrivono tre lettere, ci, bi ed emme, le iniziali in latino dei re Magi, Caspar, Melchior e Balthasar, che si invocano con questa formula: «Gaspare possa guidarmi, Baldassarre possa condurmi, Melchiorre proteggermi, e tutti insieme portarmi alla vita eterna».

 

ALFREDO CATTABIANI

In “Lunario” – Mondadori

Foto: Rete

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