L’arte tocca il «lato serio» dell’esistenza

Giorgione – “Tempesta”

L’opera d’arte è stata lungamente considerata come piacere di prìncipi, svago riservato ad un’aristocrazia, coronamento d’una data cultura, società o nazione. Ci se ne dilettava, ma erano rari quelli che cercavano di comprenderne la vera natura. Ai giorni nostri, grazie alle tecniche della riproduzione (plastiche e sonore), l’arte è finalmente uscita dai salotti, dalle gallerie, dalle collezioni: i suoi capolavori sono a disposizione di tutti e mai come oggi tante persone hanno desiderato conoscerli e venire iniziate alla loro interpretazione. Mai neppure ci si era posti tante domande fondamentali. Non siamo più all’epoca in cui si faceva dell’arte senza saperlo: le creature si interrogano sul significato della loro attività. Al di là delle tecniche, dei sentimenti e di tutta la psicologia, certuni han l’impressione che l’arte cerchi di svelare una realtà della quale l’uomo ha bisogno per acquisire fiducia nel valore del suo spirito e per continuare a sperare.

Decisamente l’arte non è un semplice svago, il più raffinato, il più nobile dei giochi: queste definizioni sfiorano appena l’essenziale. L’arte tocca il «lato serio» dell’esistenza, ed è invece proprio in sua assenza che tutto diviene insignificante. […]

Le gioie e le rivelazioni dell’arte non sono riservate ai soli iniziati e agli sfaccendati. Per conoscerle basta sapersi arrangiare e per far questo non è indispensabile né raccomandabile cominciare con lo studiare i libri di storia dell’arte: l’erudizione non porta che schiarimenti e complementi; quel che conta è la rivelazione iniziale.

Si tratta d’un atteggiamento dinanzi alla vita, d’un modo di guardare le cose più correnti e d’essere presente all’esistenza: un contatto più intimo con la cosa che viene offerta, una amorosa partecipazione alle sue forme e ai suoi colori, alle sue risonanze e ai suoi simboli e — al tempo stesso — una distanza assunta, un rispetto nei riguardi del reale, un retrocedere, come si fa istintivamente per meglio ammirare.

Allorché il mondo intero s’è rivelato a voi come un tesoro inesauribile, e avete appreso a riconoscere e ad assaporare l’essenza estetica racchiusa in ogni cosa, allora è giunto il momento di scoprire l’universo delle forme, dei suoni e dei colori, che l’uomo ha creato partendo da questa bellezza delle cose, al fine di renderla più evidente, più palpabile, più durevole e strapparla al tempo effimero.

È così che noi ci solleveremo dalla psicologia dell’emozione estetica, alla psicologia dell’immagine e a quella del creatore d’arte. E saremo allora in grado di ben comprendere qual «uso» si può fare dell’arte nella nostra vita e come sta a noi farne un uso buono o cattivo […]

JEAN ONIMUS

Da “L’arte e i giovani”, di J. Onimus – Edizioni Paoline

Foto: Rete

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