MILONE, una vera leggenda dello sport antico.

 

Da Crotone proviene anche l’atleta più vincente dell’antichità: il lottatore Milone, una vera leggenda dello sport antico. Per oltre vent’anni Milone è imbattibile, vincendo a ripetizione qualsiasi gara a cui si iscriva.

Dopo la vittoria nelle prove riservate ai fanciulli nel 540 a.C., dal 532 al 516 a.C. trionfa altre cinque volte ai Giochi olimpici, “senza piegare il ginocchio” – come riporta l’iscrizione sulla statua a lui dedicata a Olimpia -, ed estende il proprio dominio assoluto anche agli altri tre grandi eventi sportivi che intercorrevano tra un’edizione dei Giochi e l’altra, dando luogo al famoso “periodo”.

Milone vince dieci volte ai Giochi istmici, nove ai Giochi nemei e sei ai Giochi pitici. Grazie a questi successi in serie, per sei volte è “periodonico”, cioè vincitore di tutt’e quattro le grandi prove sportive panelleniche nello stesso quadriennio.

Un mito.

Nella cultura greca la lotta era certamente tra gli sport più diffusi e vantava una tradizione pari alla corsa.

Sparta, che non aveva avuto difficoltà a adattare la sua ossessionante disciplina militare alla pratica sportiva, domina nelle prime edizioni dei Giochi olimpici. Tra il 720 e il 576 a.C., su 71 titoli in palio a Olimpia ben 51 finiscono nelle mani di atleti spartani, che in particolare dominano lo stadion, la prova di sprint che – esattamente come ai nostri tempi – è il simbolo dei Giochi. Sulla distanza dei 192,27 metri della più antica tra le prove di corsa olimpiche, furono spartani 21 dei 36 vincitori di cui abbiamo notizia.

Successivamente, si impone la più sofisticata scuola di Crotone, che attorno al fenomeno sportivo crea qualcosa di molto più profondo ed erudito di una semplice passione ed esercita il suo strapotere ai Giochi per circa due secoli, tra il VI e il IV a.C. E, come ci racconta Milone, non solo nella corsa.

Nel mondo greco ogni aristocratico era dedito allo sport e alla lotta. Il vincitore seriale Milone incarnava perfettamente l’esaltazione massima dei valori più sentiti, riassunti puntualmente dai versi di Omero in un esametro che compare due volte nell’Iliade (vi, v. 208, e XI, v. 784): “Essere sempre il migliore e superiore agli altri”. Dove altro se non nello sport si sarebbe potuta trovare una simbologia più forte?

Milone, che atterrava a ripetizione i poveri avversari che si azzardavano a sfidarlo, era ritenuto l’uomo più forte mai visto sulla terra. Su di lui fiorirono racconti e anche esagerazioni, che però ci permettono di capire ancora meglio il suo impatto nel mondo antico: si narrava che fosse capace di spezzare con due dita una moneta di bronzo, che nessuno riuscisse a piegargli nemmeno il dito mignolo quando a braccia tese apriva il palmo della mano. Milone – si diceva – saliva su un disco di ferro unto di grasso e sfidava chiunque a farlo scivolare, spezzava un nastro di cuoio che gli cingeva le tempie semplicemente irrigidendo la muscolatura del collo e della faccia.

Nella crescente esaltazione del personaggio, si arrivò perfino a sostenere che fu Milone stesso a portare sul piedistallo la pesantissima statua (una tonnellata, secondo la leggenda) a lui dedicata a Olimpia. Proverbiale, poi, era il suo appetito: Milone poteva mangiare anche venticinque chilogrammi di carne e pane in un solo pasto, bere tre anfore di vino (equivalenti a nove litri) in un giorno di banchetto. Alcune fonti storiche coniugano forza e appetito e narrano della volta in cui Milone sarebbe arrivato a Olimpia con un toro sulle spalle e, consegnatolo ai sacerdoti di Zeus per il sacrificio, ne avrebbe mangiato poi in un solo giorno le parti non dedicate all’offerta agli dèi (che si faceva dopo l’uccisione dell’animale sacrificato).

Verità storiche ed eccessi si spiegano con il fatto che i greci amavano la competizione in ogni campo della vita, esaltavano i vincitori e ritenevano l’affermazione una precisa attestazione del favore degli dèi. Oltre a essere forte e imbattibile, Milone era anche dotato di eleganza nei movimenti, caratteristica sempre assai gradita al pubblico. La sua leggenda olimpica si chiude con la sconfitta del 512 a.C. per mano del concittadino Timasteo. Mai sconfitta fu più celebrata: appena Milone, sfibrato da una sfida interminabile e frustrante, decide di mettere fine al match – nel quale il suo rivale, che lo conosceva bene, aveva adottato una tattica rinunciataria, evitando ogni possibile contatto con il gigantesco avversario -, lo stesso Timasteo e tutto il pubblico issano Milone sulle spalle acclamandolo come il più forte di sempre.

E. CANTARELLA – E. MIRAGLIA

 

In “L’importante è vincere” – Feltrinelli

Foto: RETE

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